L’etilometro fa emozionare…

In materia di guida in stato di ebbrezza e test alcolemici analizziamo un caso particolarmente interessante.

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Dopo un incidente stradale un giovane era stato sottoposto ad una prima prova etilometrica con risultato di 1,19 g/l.

Dopo di ciò, i carabinieri non riuscivano ad effettuare le prove successive poiché l’interessato non espirava una quantità sufficiente di aria.

Procedevano quindi al ritiro della patente, al sequestro del motociclo ed alla denuncia del conducente per rifiuto a sottoporsi ad alcoltest (art. 186, comma 7, C.d.S.).

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Nel processo veniva svolta una perizia che faceva emergere che l’imputato fosse affetto da una serie di patologie.

Fra queste vi erano il diabete mellito (per il quale era in cura in una struttura specializzata) e una cardiopatia aritmica dovuta ad extrasistolia ventricolare, con conseguente dispnea da sforzi usuali.

Secondo il Tribunale di Milano (sentenza del 7 giugno 2017 n. 4881)  l’imputato affetto da diabete e cardiopatia ipertesa che manifesta problematiche emotive e non soffia a sufficienza nell’etilometro va assolto.

Le difficoltà nello svolgimento dell’esame sono derivate dai due fattori combinati, uno di carattere strettamente medico, l’altro di tipo emotivo, che insieme hanno inciso sulla capacità respiratoria del soggetto rendendolo inabile a soffiare in modo efficace durante l’accertamento.

Al giudice, dunque, il potere/dovere di valutare le condizioni di salute del conducente e anche lo stato di agitazione: esso non rileva in sé e per sé, ma nella misura in cui si innesta su di una patologia clinicamente apprezzabile.

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